mercoledì 24 settembre 2014

Giustizia animalista o bisogno di violenza repressa?




Lo schermo è diviso a metà, da un lato si vede un ragazzo mentre si riprende a percuote un piccolo cane colpendolo sadicamente senza un apparente valido motivo. Nell'altra metà, con un montaggio quasi in sincrono, lo stesso ragazzo è a terra, viene colpito in volto e torturato inerme, i colpi sembrano andare a ritmo con quelli usati contro l'animale nel video a fianco.

L'aggressore ha la testa rasata, se non ci fosse il video di confronto (che serve, a quanto pare, a giustificare la puniuzione) assomiglia in tutto e per tutto alle aggressioni russe verso i gay e ai loro video diffusi in rete.

La differenza tra sadici puri e sadici moralisti è nota, nel primo caso le vittime sono scelte con strategie predatorie etologiche, quindi la debolezza della vittima e la sua totale sottomissione. I violenti di tipo morale hanno bisogno di una motivazione, la coscienza li impone di trovarsi una motivazione per aggredire qualcuno, che non si limiti solo alla ricerca di carne facile, le motivazioni storiche di questi violenti, nella storia, sono terribili: etnie minoritarie, minoranze di genere, disabili, pulizia ideologica, utopie.
Nella moderna società occidentale la morale non permette più alcuna scusante per queste giustificazioni, come quindi dare sfogo, in un periodo di crisi, alla propria frustrazione violenta e al proprio senso di impotenza? È un quesito che pare abbia trovato presto una strada alternativa, l'animalismo estremista, che in rete è ormai un fenomeno virale, se indagato da vicino, ha spesso affinità con orientamenti estremi anche in politica (molto diffusi in rete gli animalisti cinque stelle, caratterizzati da una propensione alla violenza e alla repressione).




Tenere un cane sospeso per aria e percuoterlo da una sensazione di potere molto facile da provare, il cane è tendenzialmente selezionato per sottomettersi, non si vendicherà, anzi, sarà ancora più remissivo e ubbidiente dopo, ciò che un sadico dominante cerca.
Cosa voleva ottenere l'aggressore del secondo video dal primo? Curiosamente le stesse cose. Lo colpisce quando lui ormai può solo subire, è in totale balia del suo padrone, che in quel momento ne ha il controllo totale, lui può solo attendere che si stanchi di sfogarsi, non si ribella, si limita a pregare che smetta. Il suo aggressore però continua, lo fa per giustizia, per vendicare il cane, ma ottiene la sua sottomissione, la sua obbedienza, perché la prossima volta non lo faccia più. Gli insegna una lezione, esattamente come lui faceva con il cane.
Ovviamente non si devono soppesare sullo stesso piano, vi è una enorme questione di principio che non si può ignorare. Il sequestro di persona e la riduzione in schiavitù è un orribile crimine, ma che viene, giustamente, usato come deterrente al crimine con la carcerazione.
L'uso della violenza è giustificato sul momento del bisogno, quando c'è da fermare un aggressione, è anche giustificabile un eccesso, se avessi visto lo stesso video in contesti simultanei, il ragazzo che picchiava il cane e l'altro corso a interveniere duramente non si avrebbe avuto nulla da ridire.
Qui però ci troviamo di fronte a un piano premeditato, freddamente premeditato. Una spedizione punitiva che ha cercato la vittima e che ha bramato la sua vendetta con eccitazione. La frenesia è esplosa in uno sfogo che ormai, del senso di giustizia iniziale, non aveva più nulla a che fare.
La fame è saziata, si passa alla prossima vittima, moralmente accettabile.

I video dei neonazisti russi e le loro aggressioni ai gay non sono solo simili nelle immagini, ma anche nelle parole, intervistando molti di questi centri repressivi (in russia ve ne sono centinaia che collaborano con il governo di Putin). Le botte filmate e messe in rete hanno lo scopo di fare da deterrente, per punire chiunque inquini e contamini il popolo russo. I commenti sotto ai video sono una copia dei commenti sotto ai video animalisti in occidente. In russia hanno trovato nei gay una valvola di sfogo, il paese in ginocchio economicamente e diviso si è unito sotto questa causa, come distrazione di massa entrambi i metodi sembrano funzionare egregiamente.




Che dire di questo video, certamente fa gridare a molti - Giustizia è stata fatta - Ma siamo sicuri che la testa rasata non abbia scelto la vittima apposta per garantirsi un'impunità per fare quello che fa di solito il sabato sera o la domenica pomeriggio?

Quante folle, armate di torce e forconi, ha visto la storia, quante vittime linciate dalla folla hanno subito la furia del popolo affamato, quante persone mascheravano la loro violenza con propositi di giustizia giustificando massacri e stermini?

- Stasera mi annoio, andiamo a ripulire il mondo -

La giustizia è cosa troppo importante, non è il mero sfogo, il soddisfare un bisogno di vendetta. Mascherare la propria frustrazione con una maschera da supereroe, superando quella soglia tra bene e male che trasforma la giustizia in repressione, che separa un partigiano da uno sterminatore, un poliziotto da un picchiatore.

Lapidazioni, fustigazioni, linciaggi, sgozzamenti e decapitazioni, il web è saturo di "giustizia."

Una crisi di così vasta portata crea bisogno di giustizia. Una fame così a digiuno
cerca le sue vittime come sciami di locuste in cerca di campi, fino a che la fame non viene saziata.